Giappone - tra tradizione ed avanguardia

Tra tradizione e sviluppo un viaggio nell'architettura del Sol Levante
Pensiamo alla casa tradizionale giapponese o alle case da tè: uno stretto rapporto tra abitazione e natura, un'atmosfera intima e raccolta tra legno, bambù, shoji (i pannelli mobili che formano le pareti interne ed esterne), tatami (le stuoie di dimensioni normalizzate che coprono il pavimento), giardini di natura contemplativa, espressione di spiritualità.

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l nome Nippon è la pronuncia giapponese del cinese Jihpen che significa "il paese dell'origine del sole". Ma perchè visitare il Giappone?

Il Giappone ha da sempre influenzato le idee di numerosi architetti, a partire dagli esponenti del Movimento Moderno e dell'Architettura Organica fino a molti architetti contemporanei, attratti dal minimalismo e dal processo di semplificazione della produzione artistica giapponese, ivi comprese le stampe giapponesi e le tecniche costruttive dell'architettura nipponica. Primo fra tutti Frank Lloyd Wright, che vive a Tokyo dal 1918 al 1922, descrive così il suo incontro con la cultura nipponica: "Durante gli ultimi anni trascorsi nell'officina di Oak Park, le stampe giapponesi mi avevano attratto e mi erano state di grande insegnamento. L'eliminazione dell'insignificante, il processo di semplificazione nel quale ero io stesso già impegnato, trovarono una conferma in quelle stampe. E da quando scoprii la bellezza delle sue stampe il Giappone esercitò sempre su di me un intenso richiamo. In seguito constatai che l'arte e l'architettura giapponesi avevano davvero un carattere organico. L'arte dei giapponesi era più vicina alla terra, era un prodotto più autonomo di più autoctone condizioni di vita e di lavoro, quindi a mio avviso si accostava al moderno assai più che con l'arte di qualsiasi altra civiltà europea o tramontata." Pensiamo alla casa tradizionale giapponese o alle case da tè con le loro sale per la cerimonia del tè: uno stretto rapporto tra abitazione e natura, un'atmosfera intima e raccolta tra legno, bambù, shoji (i pannelli mobili che formano le pareti interne ed esterne), tatami (le stuoie di dimensioni normalizzate che coprono il pavimento), giardini di natura contemplativa, espressione di spiritualità e di personalità. Accanto all'intima essenza spirituale della casa tradizionale giapponese e delle sale da tè, si accosta uno spiccato fenomeno urbano che risulta particolarmente evidente nelle grandi metropoli in particolare Osaka e ancor più Tokyo: qui i grandi nomi dell'architettura moderna e contemporanea hanno lasciato la loro "firma" a ogni angolo della città e in ogni quartiere le influenze occidentali ed europee si mescolano a quelle orientali.

Tabella di marcia
Anno: 2005
Durata: 22 gg
Periodo: agosto
Tappe
Kansai
Nara
Osaka
Kyoto
Miho Museum Shigaraki
Honshu Centrale
Nagoya
Expo Aichi
Toyota City
Distretto di Hida
Takayama
Shirakawa-go
Tokyo

Un altro buon motivo per visitare il Giappone è quello di cercare di capirne il vero spirito, tra le mille contraddizioni che lo caratterizzano. Occidentalizzato e al tempo stesso asiatico, il Giappone ha tuttavia una propria, spiccata identità che lo rende diverso dagli altri paesi sia occidentali che orientali, sospeso com'è tra tradizione e sviluppo. Per le sue strade è possibile vedere salaryman (impiegato maschio di una grande azienda) che salutano con un inchino un cliente o un superiore, gustare gelati al tè verde, vedere scritte al neon a forma di ideogrammi, mangiare un sushi in un suschi bar piuttosto che un panino in un fast food, odorare il profumo di incenso e assistere a riti di purificazione nella fontana di un tempio, consumare un pasto in un ristorante tradizionale che si affaccia su un piccolo giardino zen oppure prediligere una cena magari italiana nel ristorante panoramico all'ennesimo piano dell'ennesimo grattacielo, simbolo del busness e della modernità.

Gli evidenti contrasti sociali, il rigore delle tradizioni, la maniacale propensione all'organizzazione e all'efficienza, la perfetta armonia dei giardini, la frenesia richiederebbero mesi di permanenza solo per cogliere la parte superficiale di una cultura millenaria e permeabile fortemente lontana dalla nostra. Oltre la facciata futuristica e tecnologica delle grandi metropoli Tokyo ed Osaka in primo luogo, dove più evidente appare il fenomeno urbano, emerge l'anima tradizionalistica del Giappone che, nonostante le infinite sollecitazioni alla globalizzazione, mantiene solida e fiera gran parte dei valori originali non rinunciando ai riti millenari del passato in totale antitesi con le più avanzate e futuristiche tecnologie.

Tutto il moderno sistema economico e sociale si basa sul lavoro di ogni singolo individuo in totale e piena dipendenza del gruppo o "famiglia" a cui appartiene. Il lavoro incessante e comunitario pone la collettività al di sopra di ogni altro interesse. Ogni azione, in Giappone, tiene e deve tener conto dell'altro: si usa la mascherina, quando si è raffreddati, per non propagare la propria virulenza ai vicini e si usano i guanti alla guida di un'auto che potrà essere usata da altri. L'inchino è un dovere, sentito e profondo. È un segno della tradizione e di grande rispetto con cui si sottolinea la scala gerarchica.

Agosto 2005: siamo così partiti alla volta del Giappone, certo la primavera sarebbe migliore, i ciliegi sono in fiore e in autunno i meravigliosi giardini zen offrono una varietà di colori con tonalità davvero spettacolari...noi però partiamo comunque, del resto è il lavoro che "comanda" le nostre vacanze. Atterriamo ad Osaka nel famoso aeroporto di Renzo Piano che, ahimè non siamo riusciti a vedere dall'alto. Osaka è strategica per visitare la meravigliosa regione del Kansai, una delle regioni con la più alta concentrazione di templi e di patrimonio storico di tutto il Giappone. Atterrati all'areoporto e scattate alcune foto, prendiamo un limousine bus diretti a Nara. Qui ci sistemiamo alla Ryokan Seikan-so, nel tradizionale quartiere di Naramachi (con numerosi machiya, le tradizionali case di mercanti e kura, i caratteristici magazzini) che ci è piaciuta moltissimo: ambiente accogliente, con strutture in legno e un bel giardino interno. Ogni mattino facevamo colazione nella sala da pranzo (con colazione a scelta tra quella occidentale e quella in stile giapponese), vestiti con yukata (caratteristici kimono in dotazione della stanza) e seduti in posizione del loto su un basso tavolino imbandito e con bella vista sul giardino. La camera, con tatami e futon aveva un bel balcone affacciato sul giardino mentre la stanza da bagno era al piano terra accessibile dal giardino; una bella vasca comune in muratura con acqua caldissima (da utilizzare solo dopo accurata pulizia del corpo) conciliava il relax, un vero e proprio rito per i giapponesiā€¦ non male come primo impatto con la cultura nipponica.

Abbiamo deciso di fermarci a Nara un pò di più dello stretto necessario per la visita dei templi più importanti, circa quattro/cinque giorni, usandola anche come tappa per la visita della vicina Osaka. Da Nara ci siamo spostati a Kyoto, città che vanta un patrimonio di circa 1000 templi tra famosi e meno famosi. Terminata la visita di Kyoto siamo partiti alla volta di Nagoya per visitare l'Expo Universale di Aichi dal tema "La saggezza della natura" raggiungendo anche la vicina Toyota City per visitare il nuovo stadio di Kisho Kurokawa. Poi ci siamo diretti verso il distretto di Hida e la valle di Shokawa, regione montuosa storicamente importante, famosa per le tradizionali case di mercanti a Takayama e per le case gassho-zukuri (mani in preghiera) nel villaggio di Shirakawa-go, tutelato dall'Unesco.

Dopo tre giorni trascorsi nel distretto di Hida e la valle di Shokawa siamo tornati a Nagoya; da qui con uno Shinkansen (treni ad alta velocità) abbiamo impiegato solo due ore per raggiungere Tokyo. Gli ultimi cinque giorni gli abbiamo così trascorsi nella splendida capitale nipponica, tra i quartieri di Ginza, Shibuya, Shinjuku, Ueno e la Tokyo Bay, alla scoperta delle più ardite architetture moderne e contemporanee omaggiando Kenzo Tange, il padre dell'architettura moderna giapponese e i numerosi nuovi "maestri" che vantano una produzione di tutto rispetto.






 
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