VARANASI - Rituali hindu sul Gange

Foto India del Nord
VARANASI. La suggestiva luce del sole all'alba riscalda gli edifici che si affacciano sul Gange
VARANASI. Durante l'escursione in barca sul Gange, dalla barca osserviamo gli indiani nei loro rituali di pulizia all'alba del sole nascente
VARANASI. Escursione sul Gange all'alba per osservare la puja al sole nascente e i rituali induisti
VARANASI. All'alba del sole osserviamo gli usi e i costumi degli induisti durante l'escursione sul Gange
VARANASI. Rituali hindu sul Gange
VARANASI. Rituali hindu sul Gange: un induista mette l'acqua del Gange in un contenitore di ottone o rame che, appena finita l'abluzione, viene portato la tempio
VARANASI. La via della salvezza e la filosofia indù
VARANASI. Escursione in barca sul fiume sacro, il Gange
VARANASI. Dasaswamedh Ghat uno dei ghat più affollati
VARANASI. Durante l'escursione sul fiume all'alba assistiamo ai rituali hindu sul Gange: donne dedite alla puja

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VARANASI - Rituali hindu sul Gange
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Rituali hindu sul Gange
Ogni mattina all'alba migliaia di devoti hindu (pellegrini, sadhu e gente del posto), compiono il loro cammino di discesa dei ghat per immergersi nelle sacre acque del fiume. Con l'acqua fino alla vita i fedeli si rivolgono verso il sole, mormorando le preghiere ed eseguendo una serie complessa di rituali hindu. Anche se ciascun fedele esegue i rituali previsti dalla propria casta di appartenenza, tutti indistintamente offrono il loro tributo al Gange o "Grande Madre", considerata una divinità vivente grazie a cui è possibile raggiungere il mondo degli antenati, il Pitriloka.

Molti sono i rituali seguiti dai fedeli induisti per noi inspiegabili ma è curioso notare gli induisti non si fanno distrarre dalle barche dei turisti e continuano a praticare con grande concentrazione le loro preghiere e i rituali, se non altro per scaramanzia in quanto sbagliare una preghiera o un rituale è considerato di cattivo auspicio.
Percorrendo il fiume è possibile vedere fedeli gettare nel fiume grano, ghirlande di calendule e fiori di loto rosa e piccoli doni quali lampade a olio e candele.

Il bagno è parte integrante del culto. Gli hindu prendono l'acqua del fiume con le mani e la fanno gocciolare attraverso le dita per farla ricongiungere con la Grande Madre. Questo gesto rappresenta un'offerta alle divinità e ai propri antenati. Altri rituali prevedono che venga bevuta l'acqua del fiume (peraltro estremamente inquinata), ed altri ancora prevedono di mettere l'acqua del Gange in un contenitore di ottone o rame che, finita l'abluzione, viene portato la tempio. Altri riti prevedono che il fedele si rivolga al sole facendo schizzare l'acqua con le mani sotto forma di saluto, mentre in altri il fedele raccoglie l'acqua nelle mani per versarsela sul capo oppure trattiene il respiro e si immerge nelle acque per liberare il corpo dalla contaminazione dei peccati.

Altri riti più complessi consistono nel passare il sacro upavita, il filo braminico, dalla spalla destra a quella sinistra, mentre l'acqua del fiume sacro scende sul collo passando tra il pollice e l'indice della mano. Molti fedeli contano le perline del rosario mentre mormorano le preghiere, altri si lavano con le ceneri delle pire sacrificali; alcuni si imprimono dei segni verticali o orizzontali sulla testa a seconda che se rendono omaggio a Vishnu o a Shiva.
Poi ci sono i rituali propri dei sacerdoti bramini; essi mormorano il mantra (preghiera sacra) più santo, invocando il vecchio sole con queste parole: Lasciaci adorare la luce del Sole Divino. Che possa illuminare le nostre menti". Inoltre i bramini praticano il pranayama, esercizio del respiro accompagnato dalle mani e sempre con le mani compiono gesti simbolici che rappresentano le dieci incarnazioni di Vishnu; il continuo mormorare del mantra determina un sicuro effetto ipnotico. In questo modo i bramini praticano un esercizio spirituale (sandhya) che consente all'anima di liberarsi dai peccati. I rituali e i mantra devono essere eseguiti con assoluta concentrazione per rispettare la precisa sequenza prevista, in quanto un qualsiasi errore nella pronuncia o nella sequenza delle preghiere è visto come malauspicio.

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