Daibutsu-den hall: l'originale profilo del tetto, con doppie "corna" dorate e architravi arrotondati, fu un abbellimento del XVIII secolo
Il Buddhismo in Giappone
Il Buddhismo fu fondato in India e solo nel VI secolo d.C., attraverso la Cina e la Corea, arrivò in Giappone, sviluppando nel tempo caratteristiche uniche che lo differenziano dalle altre varianti della stessa religione.
La principale scuola di buddhismo in Giappone è il buddhismo zen, anticamente religione favorita dei samurai, nato in Cina su un preesistente modello di origine indiana. La parola zen è la pronuncia giapponese del cinese ch'an (dal sanscrito dhyana, "meditazione") ed infatti il buddhismo zen è basato sulla necessità filosofica del controllo della mente, controllo esercitato attraverso la meditazione. Le due principali scuole zen in Giappone sono quelle di Rinzai e di Soto. Entrambe le scuole perseguono l'obiettivo di raggiungere l'illuminazione - satori - attraverso la pratica meditativa. La differenza sostanziale tra le due scuole consiste nel metodo e non nell'obiettivo: la scuola Soto attribuisce molta importanza alla pratica dello zazen, la meditazione condotta da seduti che ha radici nello yoga indiano, mentre la scuola Rinzai privilegia l'uso dei koan, quesiti privi di senso ai quali non si può dare una risposta razionale.
La pratica dello zazen si esercita da seduti, nella posizione yoga del fior di loto (gambe incrociate, schiena dritta), concentrandosi sul respiro che deve essere regolare per svuotare la mente da ogni pensiero, rendendosi insensibili agli stimoli esterni.
Un koan è una domanda priva di senso; meditando su un problema insolubile la mente torna a una forma di consapevolezza originale.
Come si vede dai grandi templi zen di Kyoto dell'era feudale e dai giardini zen, il rigore delle idee e l'ordine estetico zen hanno avuto una profonda influenza sulla cultura e l'arte del Giappone. L'arte non è mai abbellimento o decorazione, ma illuminazione, salvezza, profondità dello spirito dell'uomo. Lo zen sottende anche interesse per il concetto di "vuoto", il nulla appunto, che si esprime nella dialettica spaziale tra pieni e vuoti, tra architettura e natura, tra edificio e giardino.