L'architettura coloniale in Venezuela non raggiunse mai la grandezza che caratterizzò paesi vicini come la Colombia, l'Ecuador e il Perù. Solo negli ultimi 50 anni dell'era coloniale una classe di ricchi mercanti costruirono grandiose residenze, di cui si conservano alcuni esemplari a Coro.
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al punto di vista della storia dell'architettura il Venezuela non ha molto da offrire. Le abitazioni precolombiane non esistono più, perchè erano costruite con materiali deperibili, quali mattoni di creta impastata con paglia, legno e fibre vegetali e solo nell'Amazzonia le capanne di alcune comunità indigene consentono di farsi un'idea della forma delle prime strutture abitative. Con l'arrivo degli spagnoli l'architettura venezuelana si arricchì di materiali solidi, come i mattoni e le tegole.
Le nuove città che venivano fondate riflettevano lo stile spagnolo e avevano una disposizione a pianta quadrata, con la plaza principale, la cattedrale e il palazzo del governatore che costituivano il centro. Tuttavia l'architettura coloniale in Venezuela non raggiunse mai la grandezza che caratterizzò paesi vicini come la
Colombia, l'
Ecuador e il
Perù. Chiese piccole e case con strutture ad un piano non decorate caratterizzarono il primo periodo dell'architettura coloniale in Venezuela; solo negli ultimi 50 anni dell'era coloniale una classe di ricchi mercanti costruirono grandiose residenze, conformi alla loro posizione sociale, di cui si conservano alcuni esemplari a
Coro, prima capitale del Venezuela coloniale nel 1527.
Ciudad Bolivar - quartiere coloniale
Ciudad Bolivar - quartiere coloniale
L'indipendenza ebbe dapprima scarsa influenza sull'architettura venezuelana, ma negli anni '70 del XIX secolo
Guzmàn Blanco, nell'ambito di un programma di modernizzazione su vasta scala a
Caracas, commissionò edifici pubblici monumentali in un miscuglio di stili, dal neogotico al neoclassico, secondo i gusti dell'architetto incaricato dei lavori. Con l'arrivo dei petroldollari ci fu una sfrenata corsa alla modernità che culminò tra gli anni '70 e '80 del XX secolo; durante questo periodo furono demolite in maniera indiscriminata le vecchie strutture urbane per far posto a moderni grattacieli ed edifici di cemento. Furono rasi al suolo interi palazzi coloniali ormai in rovina - ma che avrebbero potuto essere recuperati o restaurati - su ordine di avidi urbanisti.
UCV Caracas - Hans Arp e Mateo Manaure
Caracas - umili case abusive chiamate ranchos
Questo è uno dei motivi per cui l'architettura coloniale venezuelana possa deludere il visitatore. Dall'altra parte il Venezuela per i medesimi motivi e Caracas in particolare possiede edifici moderni degni di nota. Il più illustre architetto venezuelano del XX secolo fu senza dubbio
Carlos Raùl Villanueva, che iniziò la sua attività negli anni '30. La sua grande opera è il complesso della
Universidad Central de Venezuela di Caracas che figura tra i siti dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'
UNESCO.
Se da un lato Carcacas gode di tutti gli agi della modernità, dall'altro è una metropoli afflitta dai problemi tipici del terzo mondo. Il forte contrasto tra ricchezza e povertà è visibile in ogni zona della città (più a ovest che a est) ed ovunque è possibile vedere vaste distese di baraccopoli, i cosiddetti
barrios, sulle colline circostanti alla città, conseguenza anche di una forte espansione urbana incontrollata. Queste case sono i
ranchos, le
"chabolas" (baraccopoli), costruite senza nessuna pianificazione ufficiale, con deficienze e a volte con materiali poco adeguati. I barrios coprono la maggior parte delle montagne che circondano la città, segnando così una differenza tra coloro che vivono nel centro e chi vive nelle colline della periferie.