India del Nord - saggezza millenaria e caos impossibile

Saggezza millenaria e caos impossibile
Un itinerario vario che ci ha portato alla ricerca delle molteplici facce dell'India: dalla calma e quieta India buddista del Ladakh al caos delle vitali e frenetiche città indiane Jaipur, Agra, Varanasi, dove colpisce la vita di strada quanto mai caotica e variopinta in un incessante spettacolo di mucche, ciclò, camion, elefanti o cammelli, macchine, bazar e venditori ambulanti, donne che indossano i loro colorati sari, e caos, caos, caos...inverosimile!

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a molto tempo sognavamo di visitare l'India, attratti dalla sua cultura e dalla sua spiritualità. Per un motivo o per un altro però abbiamo sempre rimandato il viaggio, aspettando forse la stagione più adatta o semplicemente il momento in cui ci sentivamo pronti per affrontare un viaggio così difficile in una terra tanto affascinante. Quest'anno però di fronte alla super offerta Alitalia non abbiamo saputo resistere; abbiamo trovato il volo per Delhi agli inizi di luglio per la cifra di 480 euro (andata e ritorno, tasse incluse), con comoda partenza da Firenze e cambio a Milano Malpensa. L'occasione era davvero ghiotta: la nostra compagnia aerea di bandiera inaugurava una nuova tratta su Delhi e così offriva il volo a prezzi promozionali davvero incredibili, soprattutto se si pensa che abbiamo volato in alta stagione.

Partenza il 15 agosto e rientro il 5 settembre. Il tempo di organizzarsi con il visto, qualche informazione sulle condizioni climatiche in modo da poter stabilire un itinerario appropriato, l'immancabile Lonely Planet e...via si parte alla scoperta del continente indiano. Per fuggire al caldo torrido abbiamo deciso di includere nel nostro itinerario la bellissima regione del Ladakh, ai piedi dell'Himalaya, disseminata di gompa, i caratteristici monasteri buddhisti tibetani arroccati su impervie e maestose montagne. Per il resto abbiamo seguito un itinerario quanto mai vario che ci ha portato dalla regione del Rajastan, a quella dell'Uttar Pradesh e del Madhya Pradesh con ultimo giorno dedicato a Delhi, alla ricerca delle molteplici facce dell'India: dalla calma e quieta India buddista del Ladakh al caos delle vitali e frenetiche città indiane, prime fra tutte Jaipur, Agra, Varanasi, dove forse più che i bellissimi palazzi moghul o i monumenti, stupisce la vita di strada quanto mai caotica e variopinta in un incessante spettacolo di mucche, ciclò, camion, persino elefanti o cammelli, macchine, bazar e venditori ambulanti, donne che indossano i loro colorati sari, e caos, caos, caos...inverosimile!

Tabella di marcia
Anno: 2004
Durata: 22 gg
Periodo: agosto/sett.
Tappe
Ladakh (Himalaya)
Leh
gompa di Shey
gompa di Tikse
gompa di Hemis
gompa di Stakna
gompa di Likir
gompa di Alchi
Rajasthan
Jaipur
Udaipur
Kumbhalgarh
Ranakpur
Uttar Pradesh
Agra
Fatehpur Sikri
Madhya Pradesh
Khajuraho
Uttar Pradesh
Varanasi
Delhi

Una saggia amica francese che abbiamo conosciuto proprio i primi giorni di viaggio e che abbiamo soprannominato "la guru", diceva che l'India è in grado di offrirti davvero tutto, basta scegliere il "proprio posto", indagare dentro se stessi e capire se si stà cercando pace, relax e meditazione, se si vuol fare turismo o altro... basta chiedere, l'India è il posto giusto per trovare quel che si cerca. La nostra "guru" in cerca di pace, considerava il Ladakh la vera India, disgustata com'era dal caos che lei definiva "orribile" dell'India classica; spesso durante i nostri spostamenti ce la ricordavamo. Una cosa è certa: l'India è in grado di regalarti sensazioni fortissime anche contraddittorie, abbiamo alternato momenti di assoluto amore per quel paese a momenti di disgusto o fastidio per lo sporco e il caos di quelle città...insomma è impossibile rimanere indifferenti all'indianità. Insieme alle sensazioni fortissime c'è l'esperienza di incontrare un popolo di grandi tradizioni, cultura e spiritualità; gli occhi e i sorrisi della gente, il loro modo di affrontare la lotta quotidiana della vita, anche quando si tratta della spicciola sopravvivenza, lascia il turista occidentale ancora più colpito e incredulo. E poi come dimenticare che toccare l'India vuol dire avvicinarsi, anche se solo per piccoli passi, alla storia delle religioni (buddismo, giainismo, induismo ma anche islam), ai simboli e alle iconografie di un'arte e di una civiltà così lontana da noi nel pensiero e nel tempo.

Siamo partiti come dicevo il 15 agosto e atterrati a Delhi a circa le dieci, undici di sera. Dall'areoporto internazionale intitolato a Indira Gandhi, ci siamo spostati all'aeroporto per i voli nazionali e lì abbiamo atteso fino alle cinque del mattino la partenza del volo diretto a Leh, la bellssima cittadina capitale del Ladakh. Siamo quindi arrivati a Leh la mattina presto verso le 6,30 e poco dopo avevamo già il nostro alloggio, la Bimla Guesthouse, una caratteristica pensione a gestione familiare, con camere dotate di veranda e tanto odore di incenso nei corridoi. Dalla nostra camera sul retro godevamo una bellissima vista sul Leh Palace. Leh ci è piaciuta moltissimo ed è stata la nostra base per visitare alcuni gompa (i caratteristici monasteri buddisti tibetani arroccati sulle montagne) della regione, ovvero i gompa di Shey, Tikse, Hemis, Stakna, Likir e Alchi. Nel Ladakh abbiamo trascorso cinque giorni, il clima era buono, sole in abbondanza ma anche temperature e aria degne di una regione a quota minima di 3.600 metri (con cime innevate intorno), quindi molto gradevoli. Fuori c'era l'altra India, ancora tutta da visitare e così, malgrado il piacevole soggiorno, ci siamo informati per arrivare a Delhi via terra, ma la prospettiva di trascorrere tre lunghi giorni, con soste in accampamenti di "fortuna" per la notte, in uno dei loro bus, non soddisfaceva le nostre esigenze. Da Leh abbiamo quindi ripreso l'aereo, diretti a Delhi e da qui siamo saliti quasi al volo, in un bel bus "Volvo" confortevole e con aria condizionata diretto a Jaipur, la "città rosa" capitale del Rajastan. Ci siamo subito accorti della enorme differenza di temperatura ma tutto sommato il viaggio verso Jaipur è stato molto buono. Giunti a Jaipur alla fermata del bus, abbiamo preso un taxi per raggiungere il nostro hotel, uno dei migliori per il rapporto qualità prezzo che abbiamo avuto in India, il Madhuban Hotel, in un ambiente elegante con buona atmosfera indiana e giardino sul retro. Giunti a Jaipur ci siamo anche subito resi conto che oltre a sopportare il nuovo clima, caldo umido, dovevamo anche fare i conti con i procacciatori di affari che insistentemente si proponevano di accompagnarci per il classico tour della città, a cominciare dal nostro tassista che si è subito "prenotato" per farci da guida all'indomani. L'impatto con Jaipur è stato scioccante: avevamo appena lasciato il Ladakh, il "piccolo Tibet" e già ci sentivamo persi: davanti a noi una città fatta di traffico, sporco, frenetici ritmi indiani, procacciatori di affari in cerca di turisti da spennare...insomma il primo giorno tra il caldo e il caos ci sentivamo disperati. Poi abbiamo cominciato a guardare la città con altri occhi, a buttarsi tra le vie dei bazar, osservare la vita da strada, divertirsi a guardare uno spettacolo per noi del tutto inusuale, fatto di strani attori...mucche, risciò, cammelli, auto, gente, e tanto tanto caos. A Jaipur abbiamo trascorso due giorni, poi la seconda notte siamo ripartiti in treno per Udaipur, previa prenotazione in prima classe con cuccette tutte per noi (devo dire che anche se l'aspetto non è proprio all'altezza del nome, le cuccette erano sicure e confortevoli, abbiamo dormito fino a destinazione). Udaipur la "città bianca" del Rajastan, ci ha riservato un clima senz'altro più mite e gradevole rispetto alla capitale, con la caretteristica brezza dei laghi unita al fascino di una città dove l'indianità si mescola all'atmosfera di ricchezza e romanticismo suggerita dai famosi palazzi dei maharaja e alla squisita eleganza della cittadina ubicata a sud della regione.

A Udaipur abbiamo trascorso quattro meravigliosi giorni: alloggiavamo in un discreto hotel con vista sul lago, l'Hotel Caravanserrai e qui abbiamo conosciuto un simpatico e discreto indiano, Salim, che ci ha guidato a visitare alcuni luoghi della città e anche un paio di località nelle vicinanze, Kumbhalgarh una spettacolare fortezza nella campagna rajastana e Ranakpur splendido tempio in marmo giainista. Il piacevole ricordo di Udaipur è stato purtroppo turbato dal terribile viaggio di spostamento da Udaipur ad Agra. Non esistono treni diretti tra le due città e così abbiamo dovuto prendere l'autobus; sfumata l'idea del "Volvo" che non copre quei percorsi (poi abbiamo capito perchè), ci siamo affidati al personale dell'hotel per la prenotazione dei posti, e per tutta una serie di coincidenze o forse di incomprensioni, ci siamo trovati a viaggiare di notte in un bus dove eravamo gli unici turisti, pieno zeppo di indiani che dormivano anche nei corridoi intermedi senza le misure minime di sicurezza; abbiamo attraversato strade piene di buche e molto polverose, in condizioni di sporco e senza dubbio con i posti peggiori che ci potessero capitare (l'ultima fila!). Al mattino arrivati ad Agra eravamo neri dalla polvere...e arrabbiati con il personale dell'hotel, con noi stessi e con gli indiani tutti...sicuramente il peggior viaggio che io abbia mai affrontato in vita mia, sicuramente un "pezzo di vera India" che non compare nei patinati depliant delle agenzie di viaggio e che non è possibile immaginare se si viaggia in "ambasciador"!

Dopo la notte infernale in bus eccoci ad Agra, di nuovo il caldo, lo sporco, la polvere delle strade, di nuovo i procacciatori insistenti...Certo che Agra è davvero imperdibile se si vuol visitare il patrimonio storico islamico dell'India: primo fra tutti il bellissimo Taj Mahal, l'imponente mausoleo moghul eretto per amore e divenuto il monumento simbolo dell'India, ma anche la tomba Itimad-ud-Daulah, il Mausoleo di Akbar e nelle vicinanze la città abbandonata Fatehpur Sikri. Da Agra ci siamo poi diretti verso Khajuraho, piccolo, isolato villaggio del Madhya Pradesh, famoso per i bellissimi templi eretti all'epoca della dinastia dei Chandela, superbi esempi di architettura indo-ariana resi celebri dalle voluttuose sculture che rappresentano le infinite posizioni e combinazioni del kamasutra.

La vacanza volgeva al termine e così, per poter includere nell'itinerario anche la storica città sacra degli induisti costruita sulle rive del Gange, ex Benares oggi Varanasi, abbiamo dovuto prendere l'aereo. Varanasi ci è parsa ancora più "incasinata" delle altre caotiche città indiane e forse ancora più sporca: il Gange è uno dei fiumi più inquinati al mondo ma ancora oggi per gli induisti rappresenta la Santa Madre e per loro è orgoglio, purificazione, preghiera, pulizia quotidiana. Nella mitologia indiana il Gange è infatti chiamato la Santa Madre: ogni fedele induista aspira ad andarvi nella sua vita almeno un giorno in pellegrinaggio per immergere il proprio corpo nel fiume sacro, nella speranza di morire sulle sue rive, di esservi cremato e di mescolare le proprie ceneri alle sue acque. Ancora oggi a Benares (l'attuale Varanasi), città santa degli induisti, i pellegrini continuano a recarvisi a milioni per purificarsi e cercare la speranza di una vita migliore, per la loro futura reincarnazione. Eppure quest'acqua purificatrice è terribilmente inquinata! Una città che offre quindi uno spettacolo inedito, i riti induisti delle abluzioni e delle preghiere all'alba e al tramonto sulle rive del Gange. A Varanasi alloggiavamo in un buon hotel di atmosfera indiana Hotel Ganges View all'Assi Ghat, con bella vista sul Gange; consiglierei senz'altro questa sistemazione sia perchè l'Assi Ghat, pur essendo decentrato, è uno dei Ghat principali in cui alla sera viene fatta la preghiera, sia perchè l'Hotel è ben gestito e pulito.

Da qui l'ultima tappa raggiunta ancora una volta con un volo interno: Delhi che abbiamo visitato in un unico ultimo giorno. Ma in ogni città, villaggio, bus, paesaggio portiamo con noi gli occhi della gente, dei bambini, la loro curiosità e generosità, una povertà vissuta sempre con dignità, coraggio e spiritualità nella consapevolezza, tutta indiana e orientale, che nei confronti dell'eternità il tempo e il progresso non hanno nessun senso. Del resto le vite anteriori hanno già deciso tutto e l'esistenza attuale è solo il frutto dei meriti anteriori.





 
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Shey Gompa attraversato di bandiere colorate con preghiere buddhiste e sullo sfondo i caratteristici stupa della regione Agra - Taj Mahal Khajuraho - templi del gruppo occidentale - Mithuna, accoppiamento degli dei Varanasi - escursione sul fiume all'alba - un anziano e caratteristico induista Varanasi - dal risciò osserviamo la frenetica vita da strada: in primo piano il turbante del nostro autista Jaipur - City Palace - cortile del Chandra Mahal, Peacock Gate (Porta del Pavone) Shey Gompa - le colorate preghiere che sventolano allegramente nell'aria Leh, le viuzze della città vecchia: un piccolo bambino tibetano fuori dalla porta di casa si appoggia ad una tanica timidamente incuriosito dalla nostra presenza Architettura e Viaggi - Homepage